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Gli occhi sono un organo che DEVE essere esercitato nei primi anni di vita. Il bambino “impara” a vedere nei primi anni. È un insegnamento che inciderà per tutta la sua futura attività visiva. Un bambino che nasce con un deficit visivo di medio-alta importanza non diagnosticato e corretto sarà condannato a non vedere mai bene nell’occhio interessato pur portando occhiali da grande.
Proviamo a spiegarci: i nostri occhi nascono con la capacità di sviluppare una visione fino a una definizione prestabilita considerata normale (prendendo ad esempio un cellulare, fino a 10 megapixel). Il bambino alla nascita non ha ancora sviluppato appieno tutti i megapixel necessari ma entro i primi anni, partendo da un numero basso, arriverà rapidamente ai citati 10 megapixel (è un esempio, la visione non si misura in pixel!).
Un difetto visivo non corretto creerà un impedimento allo sviluppo, impedendo al bambino di arrivare al traguardo considerato “normale”. Basterebbe quindi un occhiale per permettergli comunque lo sviluppo corretto e il raggiungimento della definizione necessaria.
Quindi è importante capire: lo sviluppo dei “pixel retinici” dipende dalla nitidezza con cui l’occhio vede il mondo che lo circonda, indipendentemente se ciò è aiutato o no dall’uso di occhiali. Il processo evolutivo “dei pixel” cessa all’età di 8-10 anni, definendo per sempre la capacità visiva dell’occhio. Un difetto visivo non corretto di medio-alta entità avrà condannato un piccolo occhio a non avere per il resto della vita i pixel necessari, anche con il miglior occhiale.
Ecco perché a volte si vedono bambini con la benda a un occhio: si chiude l’occhio “buono” e si obbliga il bimbo a vedere con l’occhio poco sviluppato proprio per fargli guadagnare velocemente i “pixel” necessari prima che il processo si fermi.
L’oculista pediatrico attraverso un colloquio preliminare con genitore deve conoscere lo stato di salute generale del bambino , se la crescita procede regolarmente, se ha contratto malattie, se assume farmaci, se soffre di allergie e se ci sono state complicazioni durante la gravidanza
o alla nascita.
La visita oculistica deve essere fatta anche in età pre-scolare (quando il bambino non sa leggere e scrivere), mostrandogli dei simboli, dei disegni o delle “E” orientate in diverse posizioni.
È IMPORTANTISSIMO CHE UN BAMBINO FACCIA UNA VISITA DI CONTROLLO DELLA FUNZIONALITÀ VISIVA DOPO IL COMPIMENTO DEI 3 ANNI.
La valutazione del “visus”, dove l’oculista dovrà accertarsi se la visione del bambino è entro i limiti normali, potrà essere affrontata in modo più sereno, se i genitori avranno la pazienza di preparare il bambino alla visita utilizzando il KIT CLIO e le relative istruzioni.
La parte meno gradita della visita è quella che riguarda l’installazione del collirio che ha una doppia funzione:
Questo permetterà all’oculista di valutare con maggiore precisione il difetto visivo, ma al contempo permetterà una migliore e accurata visione del fondo oculare (della retina) che è il tessuto recettivo, dove tutti i segnali luminosi del nostro campo visivo vengono convogliati attraverso vari tessuti dell’occhio. È la retina, attraverso una trasformazione dei segnali luminosi del campo visivo in stimoli nervosi inviati al cervello, che ci permette di vedere.
Nei primi mesi di vita se:
A tre anni: quando il bambino comincia a collaborare
A cinque/sei anni: prima dell’inizio della scuola, per valutare il normale sviluppo della funzione visiva
A dieci/dodici anni: al manifestarsi delle prime difficoltà visive (non vede la lavagna, scrive con la testa troppo vicino al quaderno ecc.)
MIOPIA, IPERMETROPIA, ASTIGMATISMO: sono i “vizi di refrazione“ che si verificano quando i vari tessuti dell’occhio non “concentrano” perfettamente i segnali luminosi sulla retina.
I segnali luminosi sono sfocati e vengono concentrati o prima del piano retinico oppure oltre.
Importante: il bambino ha una capacità di adattamento eccezionale e spesso pur avendo difetti visivi tende a minimizzarli o a compensarli. Tipico è l’utilizzo di alcuni muscoli oculari per compensare l’ipermetropia di bassa o media entità, per tale motivo è fondamentale e necessaria la valutazione dello specialista.
AMBLIOPIA (occhio pigro)
Come scritto in precedenza, l’AMBLIOPIA è il difetto di un mancato sviluppo dei “pixel” necessari a una capacità visiva normale. Se l’ambliopia viene diagnosticata entro i 3-4 anni di età, sarà più facile da correggere. Se la diagnosi avviene in tarda infanzia il difetto potrà risultare difficile da correggere. L’ambliopia, e quindi il mancato sviluppo delle normali capacità visive dell’occhio, può verificarsi per incapacità della retina di ricevere tutti gli adeguati segnali luminosi, come può succedere in presenza dei difetti visivi sopra elencati (miopia, ipermetropia, astigmatismo) ma anche per un disturbo della palpebra (che copre il campo visivo davanti alla pupilla) o per problemi della motilità oculare (strabismo, sia esso di lieve o grande entità).
STRABISMO
Indica una anomalia dei muscoli oculari, che rendono gli assi visivi di uno o di entrambi gli occhi non controllabili al 100%. Tutti noi abbiamo necessità di controllare gli assi visivi dei nostri occhi in maniera simultanea e precisa, variando gli assi oculari da paralleli a convergenti a seconda della distanza dell’oggetto che si osserva per rendere la visione tridimensionale e permettendoci di percepire le distanze.
Alla nascita l’equilibrio dei muscoli oculari è molto instabile e nei primi mesi si possono notare delle deviazioni oculari che però, se transitorie e riferibili ai primi mesi di età, non devono preoccupare.
Se la deviazione rimarrà permanente, al cervello del bambino arriveranno 2 immagini diverse, creando nel suo cervello il fenomeno di diplopia (visione doppia). Il cervello, per ovviare a questo inconveniente molto fastidioso, sopprimerà a livello cerebrale l’immagine dell’occhio deviato, condannandolo a rimanere immaturo e quindi a una AMBLIOPIA.
È importante sapere: un bambino con un lieve o grande strabismo, pur avendo gli occhi aperti e vispi, utilizzerà solo un occhio per vedere. L’altro occhio, se non supportato adeguatamente verrà messo in “stand by”, e condannato a ambliopia.
CATARATTA CONGENITA
Si parla di cataratta congenita quando la “lente” posta all’interno dell’occhio è opacizzata.
Questo fenomeno è caratteristico degli anziani, e si rende evidente con l’invecchiamento, portando il paziente a operarsi di cataratta, ma può essere anche congenito e in questo caso anche dovuto a cause varie: infezioni trasmesse dalla madre al feto durante la gravidanza, (toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, uso di farmaci, malattie metaboliche, radiazioni ionizzanti e anomalie genetiche.
L’unica terapia possibile è l’intervento chirurgico, da eseguire in tempi precoci: in questi casi la retina, non potendosi sviluppare a causa di “tenda oscurante” davanti a sé, rischia di perdere la capacità di poter vedere nitidamente in maniera permanente.
La rieducazione post-intervento sarà comunque fondamentale per lo sviluppo delle capacità visive.
Di norma, la presenza di cataratta congenita viene valutata dopo la nascita, nei primi giorni di vita del bambino e prima della dimissione ospedaliera post-parto. Accertatevi che questo sia stato fatto.
GLAUCOMA CONGENITO
Il Glaucoma, sia negli adulti che nei bambini, è provocato dall’aumento della pressione dell’occhio (da non confondere con la pressione arteriosa del sangue), che determina una forte sofferenza del nervo ottico che si traduce in una riduzione progressiva del campo visivo, inizialmente quello periferico, fino ad arrivare poi a quello centrale. Questa malattia ha un decorso lento ma implacabile, portando alla cecità irreversibile.
La diagnosi nelle prime fasi è difficile, ma con il tempo si cominciano a manifestare alcuni sintomi quali, lacrimazione abbondante, aumento delle dimensioni dell’occhio ed eccessiva sensibilità alla luce.
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